Mi chiamo Federica Pannocchia, sono nata a Livorno, in Toscana. Ho sempre adorato viaggiare, scrivere, recitare e leggere. Passioni che tutt’oggi coltivo. Uno dei primi libri che mi ha maggiormente colpito è stato “Il Diario di Anne Frank”. La prima testimonianza che ho letto sul dramma della Shoah. Subito, mi sono chiesta che cosa potessi fare io per migliorare la nostra società imparando dagli errori del passato.
Credo che non ci sia un periodo esatto per capire quale strada vogliamo seguire nella nostra vita, personalmente ho prima vissuto esperienze che mi hanno permesso di conoscere meglio me stessa e il mondo. Ho viaggiato negli Stati Uniti, ho vissuto un anno a Londra, ho camminato per le strade del Messico, ho conosciuto persone che vivevano all’estero, fino a quando nel 2014 ho scritto un libro dal titolo “Quando dal cielo cadevano le stelle” (Eden Editori) che racconta la storia di Lia, ragazzina di 13 anni, la quale dopo il rastrellamento del ghetto ebraico di Roma viene deportata in vari campi di sterminio, con l’unica colpa di essere ebrea.
Grazie a questo libro, lentamente, ho capito quale direzione desideravo che la mia vita potesse prendere. Per scrivere i vari passaggi, infatti, mi sono documentata moltissimo e ciò mi ha permesso di conoscere persone straordinarie come Cara Wilson Granat (scrittrice statunitense che per oltre 20 anni ha corrisposto con Otto Frank, papà di Anne, fino al giorno in cui si sono conosciuti) e Buddy Elias (cugino di Anne Frank).
Ecco che nel 2015 ho costituito l’Associazione di volontariato Un ponte per Anne Frank di cui, con immenso onore, sono Presidente e Fondatrice e che oggi conta numerosi progetti nazionali e internazionali, preziose collaborazioni con Sopravvissuti, Comuni, Scuole, biblioteche… e tantissimi sostenitori. Abbiamo all’attivo vari progetti educativi come laboratori nelle scuole, incontri, mostre itineranti, Viaggio della Memoria e programmi per aiutare bambini in difficoltà. Tutti i nostri progetti hanno l’obiettivo di tener vivo il valore della Memoria e ricordare ogni singola vittima e Sopravvissuto del dramma della Shoah, per costruire oggi una società migliore aiutando chi, ancora, viene emarginato e discriminato.
A breve uscirà anche un secondo libro che ho scritto dal titolo “Siamo chi eravamo” (Porto Seguro Editore) che unisce il passato al presente attraverso testimonianze e voci di eroi contemporanei, e che incoraggia ad amare il prossimo e noi stessi. Inoltre, ci stiamo preparando per l’uscita del cortometraggio “Il nostro nome è Anna” di cui ho scritto il soggetto e successivamente la sceneggiatura al fianco di Cristiana Bertolotti e Mattia Mura (regista). Il cortometraggio, con protagonista Ludovica Nasti, per la prima volta porta gli ideali di Anna Frank nella nostra società moderna. È prodotto da Studio Emme srl di Roma e da Helix Pictures di Cecina.
I progetti che porto avanti sono numerosi, il nostro lavoro non si ferma mai. Ed è meraviglioso sapere di non essere sola e di avere numerose persone che camminano al mio fianco.
Attraverso l’Associazione di volontariato Un ponte per Anne Frank ho ricevuto un dono immenso, quello di entrare da una porta che mi ha dato accesso a una nuova vita: ricca di voglia di fare, di speranza, di bene, di gentilezza, di amore, di inclusione e di unione. Perché credo in tutto questo. Credo in un sorriso, in un gesto di gentilezza, in un abbraccio, in un aiuto. Credo nell’importanza di rispondere all’odio con il bene.
Lotto costantemente contro ogni forma di discriminazione, antisemitismo, razzismo, bullismo e indifferenza. E nonostante il buio che ci circonda e che delle volte rende la nostra vita piena di dubbi e incertezze, voglio continuare a sperare, sempre. A imparare dagli errori del passato.
A coltivare la parte buona della società.
Federica Pannocchia